A trovarono ad accoglierli un plotone di pandistelle e un esercito di caffe' fumanti.
E fecero con la Mater l'albero di Natale:
Lo Gnomo lo studiò immobile e con molta attenzione per i primi 20 minuti.
Poi comprese.
Era chiaramente il momento della raccolta delle mele.
Da allora, con la costanza e la dedizione che da sempre lo contraddistinguono, lo Gnomo passa il tempo a staccare una ad una le palline sode e mature per consegnarle ad Alice o al Grinta con aria soddisfatta e anche un po' scocciata come a dire:
"Ma che, non l'avevate visto, che avete lasciato sta roba li' tutto sto tempo? Vorremo mica che sto bendiddio marcisca sui rami no?!?".
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Lui toglie,
Alice mette.
Lui stacca,
Alice attacca.
Ma e' una guerra impari, un po' come fare un Mandala di sabbia a Trieste in un giorno di Bora.
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E quindi quest'anno vi presentiamo æbete, l'albero con crisi identitarie, meta' Abete di natale, con palline, luci e decorazioni... e meta' rigoglioso albero da frutti in polipropene.
Potete dedurre l'altezza dello Gnomo sulla base della Linea Maginot che immancabile compare sull'albero ogni giorno.
Qui sotto, la diapositiva di una pallina matura appena colta.
Alice coltivatrice (di palline di Natale)
P.s. Non c'entra nulla con le palline, l'albero o il natale, ma Torino, che quando loro arrivavano da Niu' Iorche sembrava la Palude della Tristezza di Fantàsia con la nebbia, la pioggia e le beghine gobbe e tristi, ora che arrivano dal Pari' dove quando non piove pioviggina e pure ai pensieri viene l'artrite da umidita' mo' pare Capo Verde.
Prospettive, dicono.