Wednesday, October 19, 2016

Adottiva o non-adottiva?

Premessa:

Alice aveva scritto, un mesetto fa,  questa cosa qui.

C'erano stati un sacco di commenti interessanti, tra cui un paio di amici virtuali che l'avevano fatta rimuginare a lungo, soprattutto sull'idea di mamma (e punto) e di mamma adottiva...  è la stessa cosa? E' uguale? 
Si? 
No? 
Forse?
Questo post è il risultato sconclusionato di tutto quel rimuginare.
(Qui una diapositiva di Alice che medita).



Alice è una mamma aggettivata. E' una mamma Adottiva. Non ha figli biologici, non ne avrà mai, non sa come sia avere figli biologici e sta bene così.
Quindi, partiamo dal presupposto che lei parla senza sapere, e che non saprà mai.
Ma visto che ha una bocca, e le piace delirare e straparlare e impicciarsi, e un po' in fondo questa cosa la tocca (solo per metà, però!) lei dice la sua.
Voi, ovviamente, siete i benvenuti a dire la vostra.

Secondo Alice una mamma adottiva è diversa da una mamma biologica. Ed un figlio adottivo è diverso da un figlio biologico.

Bon.
L'ha scritto.
Ora. Alice non pensa che ci sia una classifica.
Non è che se sei andata a cercartelo in Papua Guinea e l'ho voluto per 10 anni e blablablabla... lo ami di più.
Non è che se te lo sei tenuto in pancia e l'hai allattato e hai tagliano il cordone ombelicale e ha gli occhi di tuo nonno e i piedi di tuo marito... lo ami di più.
Non è una cosa che ha a che vedere con l'amore.
O con il legame.
O con la gioia.
L'amore è uguale.
L'amore non c'entra una mazza.
Il punto è che l'amore non è tutto.

E' una cosa che ha a che vedere con dove metti lo sguardo, con che strumenti metti in valigia per prepararti ad essere una buona mamma, con i libri che sono sul tuo comodino o nella tua libreria.
E' una cosa che ha a che vedere con le diverse domande che tuo figlio farà, avrà, ascolterà e porterà a casa.
E' una cosa che ha a che vedere con il ricordarsi, sempre, e riconoscere, sempre, che questo figlio è tuo. E non solo. Anzi, che forse tuoi, come dicono tutte quelle menate dell'arco e della freccia e del fiume, non lo sono mai, i bambini... ma che questo bimbo è partito da altrove, che l'arco non sei tu, te  al massimo sei aria, o corrente, o rutto di muflone, ed hai la fortuna di soffiare e vederlo andare lontano fin dove vuole arrivare.
E' una cosa che ha a che vedere con l'onorare una famiglia e una cultura in cui spesso non sei cresciuto, e che imparerai con lui (Spesso. Non sempre. Perchè ci sono anche adozioni di familiari, o adozioni domestiche).
E' una cosa che ha a che vedere con il fare spazio.
Non so più chi o dove, ma da qualche parte si usava mettere un piatto in tavola per eventuali ospiti, viandanti, gente di passaggio. Ecco, è un po' il ricordarsi e l'impegnarsi per tenere un piatto in tavola, davanti ad una sedia che alle volte, purtroppo è vuota. E' garantire a tuo figlio, adottivo, quello spazio lì. Un posto emotivo (e se si è fortunati anche fisico) per quella famiglia primordiale, o prima, o biologica, o naturale, chiamatela come volete.
E' ricordarsela.
E' ricordargliela.

Ad ascoltare le voci dei bimbi adottati, che ora bimbi non sono più ed hanno 30, 40, 50 anni, il dono più grande che gli si può fare è una cosa davvero semplice. E' non fare finta che non siano adottati.

E quindi no, secondo Alice una mamma adottiva non è uguale ad una mamma biologica.
Amano dello stesso amore irrazionale e viscerale, né più né meno, ma il loro lavoro è diverso.
E non basta l'amore! In cosa mai nella vita basta l'amore?!
Serve lavoro, che diamine.
Alice si è un po' stufata di questa favola bella per cui "con l'ammmore si supera tutto"... Amore amore... Baglioni, non hai capito una mazza! Perchè se c'è l'amore e poi manca la pazienza, l'attenzione, l'empatia, l'ironia, l'energia, la voglia di migliorare, di capire, di esserci, di incazzarsi, di chiedersi scusa, di provare, di ridere, di consolare, di ricominciare da capo domani... Che cacchio ce ne facciamo dell'amore?!? Lo accartocciamo nei baci perugina.

Se nel giardino avete una pianta di limoni ed un'orchidea solo una bestia del giardinaggio come Alice potrebbe dire: "ma sì, in fondo sono sempre piante, no? Le si cura tutte allo stesso modo! Semplicemente amale! E poco importa se a loro serve un terreno diverso, se uno vuole l'ombra l'altra la luce, se sopportano temperature diverse... Amatele! vedrete che meraviglia!"
(Ed Alice infatti lo fa. E l'orchidea muore dopo 48 ore, il bonsai si secca dopo 5 giorni e la desertificazione avanza).

E prima che lo diciate voi lo dice Alice:
Ogni figlio, biologico o adottato, è diverso, unico irripetibile. Si sa.
Pure due gemelli omozigoti sono diversi, unici, irripetibili nel loro sentire e vedere il mondo. Si sa.

E probabilmente ogni orchidea è diversa, unica e irripetibile.
Detto questo, non ha senso insistere e trattarla come una pianta di limoni.
E' un'orchidea.
Una splendida, meravigliosa orchidea.
E se non ne riuscite ad apprezzarne e riconoscerne l'unicità, forse vi conviene semplicemente coltivare limoni, e farvi una limonata.

Alice adoratrice

p.s. E se vi interessa il tema, Slicing Potato qui racconta, molto meglio di me, questo "sentirsi mamme adottive"

60 comments:

  1. Secondo me mangi pesante la sera, dovresti fare più sesso, (anvedi da che pulpito) e non mettere troppi funghi sulla pizza..,.. Di più non so.... Micky

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  2. Standing ovation per Alice. Son cose importanti, eppure per nulla scontate, quelle che hai detto. Io ovviamente penso alla fecondazione eterologa, dove e' ancora piu facile far finta di niente e non affrontare la questione delle origini. E non solo e' scorretto e deleterio, a mio parere, ma e' anche una mancata opportunita per insegnare quanto possano essere generose delle persone sconosciute, quanto sia possibile dare e donare.

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    1. Sfolli, io farei anche a te una standing ovation. Verissimo. Sara' anche più facile, ma poi, nella vita certe domande tornano. Giustamente. Ed e' ruolo dei genitori fornire le risposte prima ancora che sorgano le domande.

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    2. Mi aggiungo alla Standing Ovation per Sfolli!
      Perchè come dici giustamente sarebbe una via estremamente più facile, ma che toglierebbe tantissimo.

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    3. This comment has been removed by the author.

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    4. mmm... non ho capito perche' sarebbe estremamente piu' facile... in teoria chi ricorre all'eterologa avrebbe (o dovrebbe avere) il dovere di spiegare al proprio foglio le sue origini, non credo che eterologo sia sinonimo di fare finta di niente... e se lo e' per alcuni credo personalmente che sia sbagliato (per gli eventuali figli).

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    5. Dancin hai assolutamente ragione!
      Più facile nel senso che, quando c'è somiglianza fisica, corredata da foto di pancioni e di prime foto in sale parto... MENTIRE è molto più facile.
      Non per questo etico. Anzi.
      Io comunque sono rimasta sconvolta dal numero di genitori che, nel 2016, ancora ASPETTA per dire ai propri figli che sono adattati...

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  3. Aspetta ci ho ripensato la risposta.... Messo che ci sia una domanda ....sta nella Anemone tu sei l anemone o meglio lui ti vede cosi, anche in Normandia o Bretagna....dove vide il mare in crisi mistica da Nemo lui disse " devo trovare l anemone " un rifugio, orticante e pericoloso per gli altri ma non per lui che ci si spazzola e nasconde in mezzo .....ho troppo sonno....vado a testare il cuscino nuovo, mio figlio invece è arrivato a film come the conjouring la città dei morti ah bei tempi quando vedeva Nemo....

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  4. Da non madre, quindi zittitemi subito chi io al massimo ho adottato un gatto e due tremila pazienti, direi che qualsiasi rapporto educativo nasce da empatia, accoglienza, interesse condivisione ma richiede molto ma molto di più dell'amore, e che ultimamente l'aspetto formativo della genitorialità invece andato a farsi un giro su Marte (schiapparelli si chiama la sonda, un nome, un destino). E comunque concordo con te forse sì c'è una differenza

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    1. Si. Ed ogni genitore ha le sue sfide. ma ci sono sfide legate al mondo dell'adozione che fanno si che sia un tipo di genitorialità diversa. Non per questo meno bella, meno intensa, meno sconvolgente. Ma diversa. E negarlo, secondo me, implica perdersi dei tasselli e dei pezzi importanti.

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  5. Chiedo venia commentare con il furbofono fa commettere errori da correttore automatico terribili

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    1. Io respiro refusi. E pensa che non ho nemmeno la scusa del furbofono!! :-D

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  6. Secondo me, che non sono padre né biologico né adottivo e che penso non lo sarò mai, hai scritto una cosa bellissima.

    Un abbraccione

    ---Alex

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  7. ciao :) ti leggo da anonima da un bel po'. Ho una laurea in psicologia e posso dirti che quello che scrivi tu, le tue riflessioni, mi danno spunti che mai in 5 anni di università.
    grazie.

    Nicoletta

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    1. ahahaha!! Ti ringrazio io, per avere voglia di passare da qui a leggere i miei deliri ;)
      Ora non scomparire eh!

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  8. ciao :) ti leggo da anonima da un bel po'. Ho una laurea in psicologia e posso dirti che quello che scrivi tu, le tue riflessioni, mi danno spunti che mai in 5 anni di università.
    grazie.

    Nicoletta

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  9. Sai ogni giudizio è soggettivo e non sempre c'è una realtà unica per ogni cosa. Io credo che tu abbia mischiato insieme molti argomenti che comunque girano attorno ad un'adozione ma che non per forza devono condizionarla.
    Giustissimo che un figlio adottivo sappia di esserlo ma non per forza c'è la necessità di ripeterglielo di continuo,quasi a volerglielo per forza ricordare, scusa ma da quel che leggo dello "gnomo" ce lo vedo che un giorno salta su e ti dice "guarda che l'ho capito" :)
    No, io non vedo differenze tra una madre biologica e una madre adottiva, mamme non si nasce e quasi sempre lo si diventa camminando insieme ai figli e questo lo dico da madre e da figlia di un genitore adottato, avere poi la paura di sbagliare come madre è naturale in entrambi i casi. Quello che posso dire con certezza è che non ho mai pensato alla mia nonna come una nonna adottiva, era mia nonna e basta, con tutti i "crismi" dei nonni. Quello che invece credo( ma è sempre opinione soggettiva) è che a volte ci siano dei figli che si sentiranno a vita dei figli adottivi ... ma qui il discorso diventa ancora più ampio.

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    1. grazie Francesca. Ho letto e riletto il tuo commento, e se da un lato può sembrare, a leggere qui, che passiamo il tempo a trivellare lo Gnomo sui temi dell'adozione giorno e notte in realtà no, non siamo così ossessivi... ma di sicuro è qualcosa che è salta fuori spesso, soprattutto ora che i suoi genitori biologici sono a portata di macchina e possiamo visitarli e sentirli spesso. Perchè cresce, e fa domande. Mamme non si nasce. Così come adottati non si nasce, mai. Ci si diventa. Questo è indubbio. Nel tuo commento c'è una cosa che mi fa molto pensare, ed è la frase "Credo che a volte ci siano figli adottivi che si sentiranno a vita figli adottivi". E mi sembra che per te sia una cosa brutta...
      Mi spieghi, se hai voglia, perchè esattamente è una cosa negativa sentirsi figli adottivi per tutta la vita?

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    2. No certo, non credo proprio che tu passi le giornate a ricordarglielo :)
      Non ci conosciamo e ovviamente tiro le conclusioni da quello che leggo e spesso la comunicazione scritta è un'arma tagliente, non sempre è facile distinguere le sensazioni degli altri e spesso si tende a farle proprie.
      Per rispondere a quanto mi chiedi... come ho detto parto da esperienza personale e dunque non realtà assoluta o per forza condivisa da altri, altra cosa da tenere da conto è che parlo di moltissimi anni fa anche se da quel che vedo poco è cambiato nella mentalità italica.
      Ho visto il "disagio" dell'essere "figlio di nessuno" o "NN" (perdonami i termini ma questo è quanto ho sempre sentito ossessivamente) da parte di mio padre per tutta la sua vita. Un trauma che non è mai riuscito a superare nonostante, e credimi è così, fosse circondato dall'amore di una donna stupenda, ti parlo solo di mia nonna perchè del nonno non ho ricordi. Anche mio padre ha conosciuto la sua mamma biologica, mia nonna ha sempre insistito perchè lo facesse, ricordandogli molte cose che leggo spesso nei tuoi post riferiti ai genitori biologici dello “Gnomo”. Ma lui per tutta la vita ha continuato a sentirsi un figlio adottivo e ha sempre cercato una mamma in ogni donna della sua vita, mia mamma e noi figlie. Se c'è una cosa che, con il senno dell'oggi, “rimprovero” a mia nonna è questa forma ossessiva di gratitudine verso la mamma biologica. Ecco mi fermerei qui perchè alcune cose, anche se ormai lontane nel tempo mi fanno comunque male e non basterebbero fiumi di parole per cercare di spiegare troppe sensazioni.
      Un bacio grande allo Gnomo.
      Francesca

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  10. Cara Alice. Troppo complicato commentare. E troppo personale.
    Ho risposto sul mio blog.
    Un abbraccio

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    1. Grazie, Slicing.
      L'hai saputo dire meglio di me credo.
      Un abbraccio di ritorno!

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  11. Io penso che sempre di mamme si parli... e le mamme sono diverse, così come ogni essere umano è diverso dagli altri. Ognuno ha la sua storia ed è una storia diversa e unica; e la storia di ogni mamma e di ogni bambino è diversa e unica. Ed è proprio la diversità e l'unicità di ognuno di noi a rendere vano il confronto, dal mio punto di vista: esistono mamme biologiche e mamme adottive. Esistono le mamme. E sono tutte diverse e uniche!

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    1. Assolutamente! E infatti, limoni, orchidee, begonie, ficus... sempre di piante (figli) parliamo, sempre di giardinaggio (genitorialità) discutiamo :-D
      E ripeto, assodato che ogni pianta è diversa e unica, che ogni giardiniere è diverso e unico, che tutti siamo unici e irripetibili... io penso che le sfide e le ricchezze che un'adozione comporta facciano sì che il mio lavoro di madre sia diverso da quello di una mamma biologica. Nè migliore né peggiore, ma di sicuro non uguale. E che lo Gnomo, in quanto figlio adottivo, nel suo crescere e diventare grande avrà davanti un percorso, delle sfide e delle ricchezze diverse che se fosse stato un figlio biologico. Che sono molto simili a quelle che altri bimbi adottati affronteranno. Io di questo sono convinta. E penso anche che ci sia moooolta paura a riconoscere, e abbracciare e a dichiarare questa diversità, perchè la gente la interpreta come una classifica, come se essere genitore adottivo, o figlio adottivo, sia essere di serie B.

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  12. eccomi :-)
    si, come al solito, essenzialmente la vedo come te :-)
    pero' vorrei sottolineare una cosa.
    io credo che non siano cose propriamente "diverse", ma semplicemente "mamma adottiva" e' un sottoinsieme dell'insieme "mamme".
    Sono una mamma? Si. Sono una mamma adottiva? Si. Non e' che una cosa esclude l'altra. E non e' che necessariamente dobbiamo presentarci come mamme adottive. Dipende dai contesti, dalla situazioni....
    Es. se incontro una mamma al parco mi presento come la mamma di D. Se faccio amicizia con un'amica di un'amica, o con qualcuna che sento particolarmente affine, posso dire che sono la mamma adottiva di D, o idem se vado al meetup delle famiglie adottive...
    Se vado ad una serata donne e mi chiedono se ho figli dico di si. Se vado dalla ginecologa e mi chiede se ho figli dico che non ho figli biologici :-P
    Se un amico di D mi chiede come mai D non mi somiglia, gli dico che e' stato adottato. Se uno sconosciuto al supermercato mi chiede come mai D non mi somiglia, magari gli rispondo "i suoi geni hanno deciso cosi".
    Voglio dire, non e' che dobbiamo necessariamente professare l'origine della nostra famiglia... un giorno saranno i nostri figli a decidere se farlo o no, davanti a certe domande, ora tocca a noi farlo, in base a quello che riteniamo opportuno. Non che ci sia nulla da vergognarsi, ma non sempre e' necessario dire tutto.

    Mi ricordo che il tema era gia' uscito in occasione delle olimpiadi, no? QUando nel gruppo fb qualcuno si lamentava perche' i media avevano etichettato i genitori della ginnasta USA come "genitori adottivi".
    Io penso che sia un'arma a doppio taglio. Se vogliamo sottolineare quanto e' bella l'adozione ecc, ok ci sta. In altri casi (come temo fosse successo) puo' essere visto come uno sminuire il ruolo del genitore.

    Provo a fare un altro esempio.
    Un'amica mi invita a cena, invita persone da diverse parti del mondo, e ognuna porta un piatto. Arrivo io e lei dichiara "lei e' Marica, e' italiana". Tutto ok.
    Altro scenario.
    Un'amica mi invita a una cena, magari di Thanksgiving. Sono tutti americani. Arrivo io e lei dichiara "lei e' Marica, e' italiana". Non so se sia tutto ok... e' come sottolineare una differenza, che poteva non essere rilevante.


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    1. Grazie Marica, ti aspettavo! :-)
      Io sono assolutamente d'accordo su quel che dici su come discutere nelle dinamiche sociali l'adozione... ed infatti, forse non mi sono spiegata bene:
      1) E' ovvio che siamo tutte mamme. Per me non è quella la distinzione, quello che dico, e che penso, è che il LAVORO di una mamma adottiva (e non solo, come ben commentava Sfolli) è diverso dal lavoro di una mamma biologica. Ma appunto, sempre di madri e di genitorialità si parla.
      2) La mia riflessione non è su come ci si presenta o si interagisce con gli altri... Non c'entra nulla con come parliamo o discutiamo di adozione con gli altri, ha a che vedere con ME. E con lo Gnomo (Cioè io non dico allo Gnomo: "Vieni, o mio figliolo adottato, che è pronta la pasta!" o "Guarda, è arrivato il tuo padre adottivo, dagli un abbraccio" :-D ) Non mi presento come madre adottiva. Ma mi SENTO madre adottiva. E se qualcuno me lo fa notare, lo affermo, e lo apprezzo. E, ripeto, penso che se lo Gnomo fosse un figlio biologico gli strumenti, le attenzioni e le letture mie sarebbero state diverse. Che sarei stata una madre diversa. Nè migliore, né peggiore, ma diversa. Io sono contenta, di essere la madre che sono, e non cambierei un pelo dello Gnomo... proprio per questo ci rifletto, su questa cosa, che il nostro essere una famigli adottiva ci determina, e ci modella. In un modo bello. E diverso. E questa differenza per me è una ricchezza, mentre per molti è uno stigma. Io penso, come disse qualcuno che stimo molto, che è ora di "riconvertire le orecchie". Che no, essere genitori adottivi essere figli adottivi non è uno sminuire. E' un riconoscere che le sfide e le ricchezze sono diverse.

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  13. Mi unisco forse con blog riattivato prova uno due...Marica ha sottolineato la cosa giusta il contesto in una festa di compleanno di un amichetta di mio figlio che aveva la madre ostetrica e i bimbi erano quattrenni quindi freschi di nascita su parlava tra di noi di parto, mentre loro giocavano ignari, e non c erano due madri uguali : io cesareo , poi c era la madre col parto ventoso, quella con l epidurale, la madre di rinforzo con tre figli, quella con la figlia che a 4 anni era lunga un metro, la socialmente inaccettata, la separata, quella col cordone che strozzava, la madre in prova con figli in affido, dell adozione mai sentito, perche in Italia è tabu parlarne, e la scuola era di suore che avevano la casa famiglia annessa, con cartelloni allarga la tua tenda...occupati di un bambino anche solo temporaneamente.... L universo mamme è enorme ma il sentirsi figli ( e qui Marica ha centrato è una questione personale c è chi si sente in eterno secondo o terzo i femmina tra maschi....o adottato ....a vita....)

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    1. Ma perchè, esattamente, è una cosa negativa sentirsi adottato a vita?

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    2. In Italia piovono querele e denunce se si tocca un argomento come l adozione, anche se tuo figlio fosse nero a macchie rosse e occhi blu, e nessuno in famiglia cosi si rischierebbe una denuncia anche solo a porre la domanda, non è negativo sentirsi adottato, anzi io vorrei che mi si adottasse, spesso amici di mio padre senza figli volevano...crescermi....ho passato infanzia e adolescenza in varie case, ero d uso chiedere 'vieni una settimana da me al mare, oppure resta con noi andiamo alla casa sulla neve' ma l adozione ripeto almeno in Italia è un atto giuridico privatssimo e non è lecito chiedere, è cmq una moltiplicazione positiva sia di affetto che un domani di eredità... Ah adottatemi !

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  14. cara alice, sono una mamma non aggettivata, expat, leggerti raddrizza sempre la mia giornata, e spesso mi aiuta a riflettere su quello che faccio, quello che penso, e su come racconto il mondo alla mia piccola ma anche a me stessa. e niente, grazie! anna

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  15. Ciao Alice, piacere di essere arrivata al tuo blog!
    Pure io mamma aggettivata ma per me i figli sono figli e basta. Loro non devono essere soggetti a aggettivazione.(Tieni presente però che i miei figli sono di colore quindi il "adottati!" arriva subito...) Dipende dall'unicità di ogni realtà se dar peso o meno ad un aspetto della composizione famigliare. Ci sono molte complicanze esistenziali sulla vita di ogni bambino (salve rare eccezioni, quella delle famiglie del mulino bianco...)il non venir crescere dai genitori biologici può essere una di queste.

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    1. grazie Apriti Sesamo! per essere passata, e per il commento, e per raccontarti un po' qui...
      Posso chiederti, se te la senti ed hai voglio, perchè pensi che i figli debbano essere senza aggettivazione?

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    2. Perché le aggettivazioni delle volte funzionano come gabbie. Specialmente quando sono la somma di eventi spiacevoli che ledono l'autostima e fanno piombare in un circolo vizioso di commiserazione, autocommiserazione e continua (invana) ricerca di risarcimento. Capitava a mio padre trattare i miei fratelli più piccoli come "orfani di madre" Beh, non faceva bene a nessuno. Ne a lui ne a loro. (Io ero un discorso a parte... l'ho avuta per 14 anni, invece loro per 6,5 anni e per 5 dei quali ultimi 3 assente per malattia)Quando lui ha cambiato atteggiamento, tutto è voltato per il meglio. Ha smesso di trattarli da "poveri, piccoli orfani" (vedi come crescono le aggettivazioni) si è fatto coraggio e gli ha cresciuti come "padre single" Nulla cambiava il dato di fatto... eravamo senza mamma. Condizione dalla quale derivano delle peculiarità da tenere sempre presenti.

      Eleni

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    3. Grazie per la tua risposta!
      La tua riflessione sui "poveri piccoli orfanelli" mi ha fatto molto riflettere, perchè credo sia lì, uno dei problemi... che si presume che, adottato, sia un termine che chiama pietismo.
      Pensavo che, in realtà, anche tu il tuo papà l'hai aggettivato, in quanto "padre single" :)
      Se queste domande diventano troppo personali dimmelo, e ovviamente non hai nessun bisogno di rispondere, però c'è una cosa che mi incuriosisce:
      secondo te, il lavoro che tuo padre ha svolto come genitore, dopo il lutto, è lo stesso che avrebbe fatto se nulla fosse successo? Pensi che il suo essere padre single sarebbe stato uguale al suo essere padre in una coppia, o in una relazione?
      Te lo chiedo perchè anche il mio, di papà, per i primi 6 anni è stato un padre solo. Ed io penso che il lavoro, le sfide e le energie che ci ha messo nel suo ruolo di genitore, sono diverse da quelle che avrebbe messo in una altra situazione. Penso che il suo essere genitore solo, cosí come il mio esser madre adottiva, definiscono una genitorialità che non è ne più nè meno forte, nè più nè meno bella. Definiscono una situazione che non richiede alcun pietismo... ma che è diversa. E mi pare che spesso, ci si confonde e si legga DIVERSO e invece si capisca: sfigato, triste, negativo, meno, doloroso, da compatire.
      E allora si preferisce dare una alzata di spalle e dire: " Nah, siamo tutti uguali!". E per la fretta di buttare via i pezzi magari dolorosi, complicati, spigolosi, si getta via pure la ricchezza, la complessità, la meraviglia, la crescita pazzesca che questo essere genitori DIVERSI comporta.
      E sí, penso che il mio essere madre adottiva sia diverso dall'essere una madre biologica. Ma non sfigato. Non triste, non negativo, non meno, non penoso, non da compatire.
      E l'altra domanda che ho, se ti va, è questa: anche tu sei madre adottiva. Credi che il tuo essere mamma sarebbe stato uguale, se fossero figli biologici? Non intendo che li avresti amati diversamente, o che li avresti amati di più, o di meno... non parlo di amore, parlo di genitorialità. Parlo dei tipo di cose a cui si fa attenzione o meno, del tipo di sensibilità che si sviluppa.

      Grazie per chiacchierare qui con me, e per lasciare qui spunti per pensare
      :)

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    4. Certo che ho aggettivato mio padre come "padre single!" D'altronde pure io mi aggettivo come madre adottiva,(e madre affidataria pure, dato che lo sono stata.)
      Il lavoro che ha svolto mio padre dopo il lutto NON è lo stesso col lavoro che avrebbe svolto se nulla fosse successo. Il suo essere padre single è stato indubbiamente diverso dal suo essere padre in coppia. Come diverso è stato essere padre single dei suoi figli, dal essere padre single dei suoi figli-orfani (aggettivando cioè i suoi figli.)
      Anche "DIVERSO" è un aggettivo... La genitorialità adottiva è per certi versi diversa dalla genitorialità biologica ma i miei figli voglio che siano figli e basta. Nel bene e nel male, con gli onori e gli oneri, con la fortuna e la sfiga che codesto diritto comporta.
      Io sono frutto di una genitorialità "diversa" portatrice dei miei pezzi dolorosi, complicati, spigolosi ma anche della grande ricchezza, complicità, meraviglia e crescita pazzesca che una genitorialità DIVERSA produce. Perché escono delle gran belle persone dalle genitorialità DIVERSE, ammettiamolo. Quando arrivai in Italia (sono greca)amici, colleghi, coinquilini italiani mi dicevano "sei una persona in gamba!" Io dentro di me pensavo: "certo, in gamba... in una gamba sola, dato che l'altra ha pensato la vita a segarmela!" Avevo vissito un bel po' di esperienze diverse dai maggior parte dei miei coetanei e come si dice, di necessità virtù! Ma grazie al cavolo!...
      Se penso che il mio essere madre adottiva sia diverso dall'essere madre biologica? Non lo so! Io, come Alice, non ho figli biologici, non ne avrò mai, non so come sia avere figli biologici e sto bene così.
      Se vuoi, posso giocare a "trova le differenze" tra madre adottiva e madre affidataria! Quelle le so! :-)))

      Dai vado a scrivere pure io un post per il mio blog, di gran lunga più leggero (anche se fritto)
      Grazie per l'ospitalità!!!

      PS: del tuo post di un mesetto fa, quello tanto commentato, sottoscrivo ogni singola parola. Pure la punteggiatura!

      Eleni

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    5. Grazie Eleni... è interessante questa cosa! Cioè che (se ho capito bene) per te essere madre aggettivata sia (come per me) una ricchezza e una cosa da non dimenticare (tra l'altro grazie per aver risposto di nuovo, dal tuo commento non avevo capito bene)... ma che non lo sia per i tuoi figli.

      Buone ricette! (... io non vado oltre al tegamino :-D)

      (Ah... ed è ora di andare a mangiare. Quando mi viene fame ho tutte le parentesi che si sgranocchiano le frasi...)

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    6. Sì, hai capito bene (malgrado la fame!):-)))
      Se sono cose che hai scritto nel blog, giusto per non cercare ore e ore, quanti anni ha il tuo Gnomo e da quanto tempo è con voi? I miei 9 e 6 anni, adottati da 6 anni dalla Nigeria!
      (Qui è ora di dormire e il sonno mi mangia pure una ricetta intera... di là ho combinato poco e nulla!)

      Alla prossima!

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    7. Eleni... Lo Gnomo ha fatto 3 anni ad Agosto, ed è con noi da... subito. Eravamo in ospedale con la sua famiglia biologica quando è nato. E' un'adozione aperta. Nel mesetto trascorso tra questo e il post precedente siamo andati a visitare la sua mamma biologica, a conoscere il suo fratellino, a camminare nei boschi assieme. Forse anche per questo io l'etichetta di "adottato" allo Gnomo la metto, e la metto come qualcosa di prezioso, di importante, che spero davvero non perda mai. E spero che crescendo di questa etichetta sappia abbracciare il bello e fare i conti con il terribile.

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    8. E torniamo alla terza frase che ti ho scritto! "Dipende dall'unicità di ogni realtà se dar peso o meno ad un aspetto della composizione famigliare."
      Ti invidio il "camminare nei boschi assieme"... I miei figli non lo potranno mai fare e nel bosco resteranno solo con le ombre... Quasi quasi mi viene da dire che tuo figlio è un figlio adottato fortunato! (Non fortunatamente adottato,eh!) :-))) Un bacetto allo Gnomo!

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    9. Si, è una fortuna immensa avere accesso e contatti... e speriamo restino tali nel tempo. Nel frattempo, ti auguro di poter accogliere le vostre ombre, che possano continuare a camminare assieme a voi e a rendere speciale il cammino.

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  16. sei veramente saggia, non c'è niente da dire.
    Condivido appieno
    Tra l'altro secondo me essere un genitore adottivo (perchè solo la mamma? ci sono pure i papà!!) sotto molti aspetti è più difficile che essere un genitore biologico. Che poi mi sembra un po' quello che hai detto tu.
    L'amore, ecco, forse è l'unica cosa che è uguale per tutti i tipi di genitori.

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    1. Grazie Trasparelena... Si! L'amore è sempre uguale! E' il lavoro che cambia tanto e che ci fa crescere in modi diversi, credo :-)

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  17. ehm, forse vado un po' OT ma... grazie Alice, per sollevare questioni così delicate, che tante volte si danno per scontate, e grazie ai tuoi commentatori, sia quelli che concordano sia gli altri. Niente censure, scavate a fondo, e dibattete in modo molto chiaro. Ma con toni pacati, seppur fermi. Quanto da pensare!! A seguito dell'altro post, riflettendo sulle molte risposte e curiosa di comprendere cosa pensassero le persone con cui mi capita di aver a che fare nella quotidianità ho provato a sollevare il discorso con alcune mamme , bio e non, (entrambe le mie figlie hanno in classe bimbi adottati, quindi la cosa mi interessava molto) ... impossibile! Argomento tabù! L'hanno trasformata in una gara sul chi è più mamma mentre il bimbo stava sullo sfondo. Ho lasciato perdere, non era costruttivo. Ma le figlie, crescono, osservano, memorizzano, fanno domande e io sono contenta di poter offrire loro una visone più ampia e libera. Com'è? Radici a parte, Il nostro compito è dargli le ali? se si, ci sto provando. Buona giornata a tutti.

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    1. Ocean, ecco, hai centrato in pieno.
      C'è tanta, tanta ansia e paura di sminuire, di etichettare, di giudicare, così come di essere sminuito, etichettato e giudicato... ed allora sembra più facile dire: siamo tutti uguali, non cambia nulla, siamo tutti figli, tutte madri, tutti genitori... che è vero, ma secondo me è anche sminuente, perchè si perdono le ricchezze, le sfide e le storie.
      Sarò pazza, ma io davvero lo auguro, allo Gnomo, di sentirsi sempre adottato.
      Di sapere che ci sono e ci saranno sempre 2 famiglie, due madri, due padri e più in generale due monto che lo amano.
      Buona costruzione di ali, e te, e in generale a tutte noi :)

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  18. Leggendo i commenti mi è venuto in mente un episodio. Mamma italiana conosciuta tramite amica comune. Guarda Dani e fa "ma che bei occhi che hai! Ma dove li hai presi? La tua Mamma non ce li ha così!". Dani non sapeva che rispondere (onestamente, gli americani sono molto più discreti e certe domande non le fanno). A quel punto sono intervenuta e ho detto qualcosa tipo "dalla sua birthmom, ha gli occhi come i suoi, noi lo abbiamo adottato". E lei è passata dal sorriso allimbarazzo e ha detto "oh scusa, scusa, non sapevo, mi dispiace".

    :-/

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    1. Marica, grazie di nuovo... ll tuo commento di prima e questo mi han fatto pensare ad un nuovo post :)
      Perchè quello di cui parlavo io qui era un'altra cosa, un po' più intima... era come mi sento IO, in quanto madre adottiva, quale penso sia il mio lavoro in quanto mamma adottiva, quali sono le differenze che io vivo nel mio essere genitore dello Gnomo. Non come mi vedono gli altri, o cosa diciamo noi al mondo, o come mi fanno sentire gli altri... ma in fondo hai ragione, le due cose sono probabilmente collegate :)
      Faccio anche a te, se hai voglia di rispondere e non è troppo personale, le domande che ho fatto ad un paio di altri pazienti commentatrici qua sopra :)
      Tu pensi che, se little D fosse il tuo figlio biologico, il tuo lavoro di madre sarebbe lo stesso?
      La tua genitorialità sarebbe stata uguale?
      Non l'amore che hai per lui, o il legame.
      Ma le domande che ti poni, le sfide per cui lo prepari, e pure l'interpretazione che dai ad alcuni comportamenti, o sentimenti che hai o che ha lui... sarebbero stati gli stessi?
      E ancora, pensi che Little D si sentirà figlio adottivo, per tutta la vita?
      O no?
      E pensi che sentirsi figlio adottivo tutta la vita sua una cosa brutta?

      Leggevo il commento della mamma che raccontavi, e io pensavo che parte del mio lavoro è anche quello. Preparare lo Gnomo alle domande, alla curiosità, se vuoi anche alla stupidità o all'ingenuità di certa gente. Che è un compito che, da mamma biologica, mai avrei avrei avuto. E che mi fa crescere tantissimo. Ed è fornirgli la più vasta gamma di risposte tra cui scegliere, dargli la serenità necessaria per capire che essere adottato è qualcosa di complesso, complicato ( ed anche che può scegliere se raccontarlo o meno, e a chi e quando) ma mai qualcosa cui vergognarsi. Non è certo nemmeno l'unico aggettivo che lo definisce, ne ha e ne avrà altri millesima... ma è una parte importante di chi è e sarà, e spero che ci sappia fare i conti.

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    2. oh, si, certo hai ragione (ho divagato qui, leggendo un altro commento sopra)

      tante cose sono diverse, c'e' un lavoro diverso, non lo metto in dubbio.... cioe' alcune cose sarebbero ovviamente uguali, altre sono diverse.
      credo che ogni mamma "aggettivata" abbia un lavoro diverso da portare avanti

      credo che si, sapra' di essere figlio adottivo a vita, quindi lo sentira'... ma non mi pare sia un problema :-)

      il problema che vedo io, per ora , e' come reagiscono le persone, che mi sembra trasmettano un messaggio negativo, ma questa e' un'altra storia

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  19. Cara Alice,
    io sono una mamma biologica e non so come sia essere mamma adottiva per cui magari semplifico un po' toppo e chiedo scusa per questo.
    Io credo che l'essere mamma non cambi: sono i figli a renderci le mamme che siamo e ciascun figlio ci fa essere un po' diverse. Io sono una mamma diversa con i miei due bimbi perche' loro mi pongono domande e sfide diverse, perchè reagiscono in modo diverso ad una stessa situazione, ma che siano usciti dalla mia pancia o meno ha poca importanza perchè insieme costruiamo quello che siamo e loro sono per me una guida come io cerco di esserlo per loro. L'amore invece è proprio lo stesso, come dici anche tu.
    L'essere adottiva o biologica puo' diventare diverso al di fuori del contesto famigliare? Una mamma adottiva deve aiutare il proprio figlio a trovare i mezzi per rispondere serenamente alla curiosita' della gente e alle domande che si puo' fare su di se', ma questa non è una prerogativa dell'essere adottiva: un'amica ha avuto dei figli da un ragazzo di colore e spesso, quando e' sola coi bimbi, le viene chiesto se sono stati adottati come se essere figli di una coppia mista non fosse cosa possibile o fosse addirittura sbagliata (in una società chiusa e bigotta come la nostra capita anche questo...).
    Forse è l'essere fuori da quello che viene visto come "normale" a far sentire questa diversità tra adottiva e biologica, ma allora anche tra una mamma adottiva e l'altra ci sono grosse differenze, cosi' come tra una biologica e l'altra. Il modello di adozione in cui sei coinvolta e' bellissimo perchè rispetta tutte le persone che ne fanno parte e permette al bimbo, con grande lavoro vostro e dell'altra famiglia, di essere naturalmente inserito nei suoi due mondi, ma non e' sempre cosi' e i problemi che dovrà affrontare il tuo bimbo o le domande che farà saranno diverse da quelle che dovranno affrontare o faranno bimbi adottati non piccolissimi o che sono stati adottati perchè rifiutati o orfani.
    Sbagliato sarebbe nascondere al bimbo di essere stato adottato perchè non c'è proprio nulla di negativo in un'adozione e lo priverebbe della possibilità di capire da dove vengono alcuni tratti di se'.

    Il lavoro di genitore è difficile sempre e comunque ma, per me, io sono mamma senza aggettivi perchè i miei bimbi mi hanno reso tale.

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    1. Ecco... fossi anche mamma biologica oltre che adottiva ho il sospetto che la penserei come Lena (che in greco poi è vezzeggiativo di Eleni!)
      Fermo restando che ci sono genitorialità con un maggiore grado di difficoltà per la buona riuscita del progetto...

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    2. Lena, ottimo esempio! Infatti sì, io penso che anche essere la mamma di un bimbo biracial sia una maternità diversa. Una maternità che richiede un lavoro e delle attenzioni molto diverse, perchè le sfide che quel bimbo avrà, crescendo e diventando uomo, saranno, appunto differenti.
      A me pare, ripeto, che la gente abbia tanta paura a dire che qualcosa è DIVERSO perchè invece che "diverso" legge: peggiore, minore, di serie B, sfigato. D'altro canto, a ripetere che siamo tutte uguali e che essere madri adottive o biologiche o di bambini biracial e tutto UGUALE, non fa differenza, e dai che vuoi che sia... si annullano e negano le complessità e le ricchezze che certe situazioni portano con sé. Penso anche che, indipendentemente dal tipo di adozione, ci sono dei PERCHE' che saranno uguali e universali per i bimbi adottati. Poi l'intensità, le risposte, e ricerche, il livello di profondità o meno e fin dove andranno a scavare sicuramente cambierà... ma sono dei punti in comune forti. Sennò non ci si spiega che ci stiamo a fare, tutte noi mamme adottive in gruppi Facebook a raccontarsi, confrontarsi e capirsi :)

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    3. Alice, sono d'accordo che le persone abbiano paura del diverso e che, per tanti motivi, il diverso venga percepito piu' come una cosa negativa che come una ricchezza e il fatto che si creino dei gruppi in cui ci si confronta è solo una cosa positiva che evidenzia come in tanti non vogliano negare o sminuire determinate situazioni. Sicuramente l'adozione richiede attenzioni e lavoro paticolari da parte dei genitori, non volevo che nel mio intervento passasse che essere genitori adottivi è una passeggiata, tutt'altro. Il mio rifiutare l'aggettivo nella definizione di mamma e' semplicemente che per me una mamma e' "solo" una mamma e le sfide che la rendono tale sono specifiche della relazione di quella mamma con quel bambino. Oggi ci sono tante genitorialità speciali: quella adottiva in tutte le sfumature, quella biracial, quella di famiglie allargate, quelle di bimbi o genitori con handicap, quelle che arrivano dopo percorsi tortuosi, e cosi' via e ciascuna di queste porta in sè delle difficoltà particolari. La maternità biologica "semplice" è qualche cosa di meno scontato di quanto si possa credere, temo :(

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  20. Senti un po', tu che chiami la mia amica Alice "al massimo aria o corrente" o peggio.
    Guarda che lei è eccome arco. È la corda senza la quale quell'altra parte davanti dell'arco, fatta dello stesso legno della freccia, da sola non ce l'avrebbe mai fatta a fare un lancio così.
    E se è aria allora ho capito stanotte in aereo che tipo di aria è. Quella che mentre pensavo a questo post sfilava sotto le ali, che teneva tutti, ecco che aria è.

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    1. che teneva SU tutti, manca SU, e su, eh!?! Camascusa.

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  22. Ho letto questo post e quello di Slicing, mi sono data tempo per pensarci e, ritornata qui, ho trovato Lena che ha scritto al posto mio ciò che pensavo, soprattutto nella sua replica alla risposta di Alice.
    Di maternità aggettivate ce ne sono varie, anche fra le maternità biologiche, e lei le ha elencate.
    Allora preferirei dire che ogni maternità è differente perché differente è il figlio e la sua storia e con tali differenze la madre (e il padre) si deve rapportare. Fra queste differenze ci sono filoni principali che permettono il confronto con altri per un mutuo aiuto. In ogni caso è fondamentale riconoscere le differenze e non nasconderle, anzi, in generale, valorizzarle.
    E qui si apre un discorso complicato. Valorizzare tali differenze anche se spesso la società le stigmatizza. Valorizzarle nella propria interiorità di genitore, in quella del figlio e lottare affinché vengano valorizzate anche dalla società. E quest'ultimo è il punto più impegnativo, impegnativo per tutti ma particolarmente critico, secondo me, per figli biracial nella nostra società tante volte più o meno larvatamente razzista, e per i figli affetti da handicap in una società dove è facile trovare prevaricazione nei confronti dei più deboli anche da parte di bambini e ragazzini

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    1. Cara Mirella, e cara Lena,
      mi permetto di inserirmi rapidamente nella discussione.
      Ne' io ne' Alice siamo in disaccordo con voi che affermate che ogni maternità e' differente. E chi dice altrimenti? Noi stiamo solo dicendo qual e' la differenza, la specificità dell'essere madre adottiva. E questa specificità e' il condividere l'essere madre di nostro figlio con la madre biologica, come dico io, o, come dice Alice, il fare spazio a una famiglia biologica, a delle radici, che noi in quanto genitori adottivi per definizione non forniamo.
      Poi, di nuovo, almeno da parte mia, non nego assolutamente che ogni genitorialita' sia unica a modo suo. Ma l'unicità dell'essere genitore adottivo e' questa: l'essere in quattro. Tutti e 4 i genitori possono essere concreti e reali, come nel caso di Alice ed il Grinta, e li' lo spazio da fare e' fisico oltre che mentale, oppure, come nel nostro caso, due dei 4 possono essere pensati e solo immaginati e lo spazio da fare e' diverso. Questa, credo possiamo essere tutti d'accordo, e' una caratteristica propria solo delle famiglie adottive (o come diceva Sfolli, di quelle nate da fecondazione eterologa).

      D'accordo infine sul valorizzare le differenze. E' quel che sia il Teodolindo ed io che Alice e il Grinta cerchiamo di fare.

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    2. Grazie Slicing, sono pienamente d'accordo con te e non volevo dire nulla di diverso da quanto da voi affermato. Per iscritto e cercando di non comporre temi non sempre ci si esprime in tutte le sfumature. Volevo solo sottolineare che genitorialià biologica è una definizione molto vaga. Aggiungo che il vostro modo di essere genitori mi pare più impegnativo della norma e se poi magari potrà dare gioie maggiori, questo non lo so proprio. Ma anche alcune genitorialità biologiche, anch'esse fuori dalla norma, sono altrettanto sfidanti, tipo quelle sopra ricordate.
      Allora ben venga l'impegno comune per la valorizzazione delle differenze, dove, mi ripeto, credo che le famiglie con handicap siano le più in difficoltà e più a rischio di dolori anche grandi.
      Approfitto di questa mia risposta per ringraziarvi per questi post, compresi quelli sul non dire quanto è fortunato un bimbo adottato perché inserito in una bella famiglia. Mai mi è capitato di dirlo ad un figlio, anche biologico; l'ho detto, in privata sede, ad alcuni genitori biologici che ammiravo particolarmente e ad una sola madre adottiva per la stessa ragione. Istintivamente mi sembrava sbagliato dirlo ad un figlio, biologico o meno. Ma ora, grazie a voi, sono molto più consapevole di tutto.
      Grazie, quindi, della vostra esperienza che ci regalate e mi rendo ben conto che anche il vostro scrivere qui è in favore della valorizzazione delle differenze. Già qui lottate per i vostri figli e per tutti gli altri che deviano dal "normotipo". Speriamo che tante famiglie diversamente unite in questa unica azione di valorizzazione portino giovamento anche ai più deboli della società. Anche su di loro ricadono i frutti del vostro impegno per i vostri figli.

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edddaì, blatera un po' con me!