Friday, January 1, 2010

Natale Pensoso

Questo (oibò, un po' me ne vergogno, che son proprio una tardona!) è stato il primo Natale lontano.

(Ed ora posso pure confessarvi che temevo di uscirne male e parecchio ammaccata... invece, a parte una buona dose di acidità e frignettume - eddai che quella ci sta tutta - sono stata bene!)

Lontano dalla Mater, chè è da sempre uno strepitoso folletto natalizio:
adora i regali, li cerca con dovizia, li impacchetta con perizia, li nasconde con furbizia e nei biglietti d'auguri ci mette sempre un indizio e un pizzico di malizia.
La Mater per alcuni anni ha persino organizzato vere e proprie caccie al regalo in giro per casa, roba che alla fine il pacchetto saltava miracolosamente fuori al 27 di dicembre, mentre cercavi il rotolo di carta igienica...
E il rituale dello spacchettamento dei doni è una procedura che, a casa della Mater, può andare avanti per ore perchè si apre UN regalo A TURNO (sti-lli-cci-ddio!) seguendo il seguente inossidabile rituale:
1) si legge il biglietto criptato (roba che manco Putin da ggiovane),
2) si cerca di estrapolare indizi (utilizzando di tutto... associazioni di idee freudiane, anagrammando le parole, ricercando metafore, simboli o parole chiave... insomma, in casa siamo tutti potentissimi con la settimana enigmistica)
3) si manipola il pacchetto tentando di indovinarne il contenuto basandosi su peso, dimensioni, struttra molecolare ... ma nel tempo la Mater si è raffinata; ora in genere il regalo è protetto da scatole cinesi o avvolto in strati di stoffe o polistirolo per ingannare i sensi e rendere più diabolico il tutto. Può darsi che un paio di orecchini siano nascosti dentro una scatola da scarpe riempita di ghiaia, per dire)
4) Si chiedono gli aiuti del pubblico e si possono fare in genere non più di 3-5 tentativi (a seconda del grado di difficoltà del regalo).

Lontano dal Pater, chè invece il Natale lo cancellerebbe volentieri dal calendario e si vede che ogni anno gli sta stretto e si scassa i cabazizi, e che i regali te li dà ma in genere ti dice prima cosa sono (così lo sai e non te lo compri, no?) oppure ti porta a comprarli direttamente (chè io cosa ne so, poi magari non ti piace...), che ogni anno si va su dalla nonna dei monti a mangiare i cappelletti in bordo e il bollito e per strada borbotta, a tavola si rilassa ed infine a furia di barbera e barbaresco gli si arrossano le guance gli passa il brontolume da ste-feste-commerciali-mi-fan-solo-cagare e verso la fine della serata è ormai il re della festa.

Lontano dalle amiche del cuore, con cui si spacchetta sempre in giorni diversi, in genere davanti ad un panettone o un caffè... ma con loro la parte divertente è la ricerca del regalo, con telefonate incrociate a caccia di indizi, con infiniti giri e rigiri e rigiringiri, chè una volta vai con una e prendi per quella, poi vai con quella e prendi per l'altra... un valzer scambista.

Lontano dalla patria del Giandiotto, che come città non sarà nulla di chè ma a Natale, con tutte quelle lucine sparse, diventa meno grigia e meno cupa (anche se il costante aumento di babbi natali impiccati alle finestre è un fattore inquietante).

Insomma, lontano.
Emmenomale che i soceri sono arrivati con 5 scatole di gianduiotti e 3 pacchi di pandistelle (quelli natalizi, con le forme insulse... ahhh!), che sennò per scacciare quella punta di malinconia mi sarebbe toccato travestire il Grinta da Giandoja!

Alice gianduizzatrice

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edddaì, blatera un po' con me!