Monday, March 7, 2011

Usiamo l'aiuto del pubblico... (Che siete voi, pigroni!)

C'è stata questa fervida discussione tra Alice e l'intero gruppo di maestre della scuoletta Reggyo, Alice pensava una cosa, e il resto della massa, ma proprio tutte tutte, un'altra.
E allora Alice ha pensato di chiedere il parere dei suoi lettori per vedere un po' se lei l'è l'unica bischera che la pensa così, o se magari è una roba culturale da imprinting italico.
E per fare le cose per bene vi comunicherà quali erano le diverse posizioni senza svelare la sua, che si si sa mai che poi magari volete solo farla contenta e rassicurarla che non è pazza, e lei invece ci terrebbe a raccogliere dati oggettivi... siete pronti?

Allora, la discussione verteva su un piano filosofico educativo, mica pizza e fichi, ed era sulle emozioni. In particolare era su come reagire di fronte ad un nano che ha emozioni "inconsuete".
Per emozioni intendiamo robe tipo paura, rabbia, gioia, vergogna, invidia, euforia...
Dunque...

Prospettiva 1
Ci sono emozioni corrette e emozioni scorrette, emozioni giuste e ingiuste, appropriate e inappropriate:
Per esempio, qualcuno si fa male, e io sono contenta. Quell'emozione è un emozione sbagliata che devo correggere. Per correggerla, invece che ridere in faccia al ferito sanguinante, devo ricordarmi che potrei essere al suo posto, devo ricordarmi che soffre e che soffrire è uno schifo e devo correggere la mia emozione, per essere una personcina per bene. Per capire che l'emozione è sbagliata, devo empatizzare, prima, e vergognarmi, poi. Quindi vergognarsi delle proprie emozioni negative è bene e giusto, aiuta a razionalizzarle e a passare oltre.

Prospettiva 2
Le emozioni non hanno valore, semplicemente esistono, non possono essere giudicate e non si può giudicare una persona per le sue emozioni.
Se qualcuno si fa male e io sono contenta non posso essere giudicata perchè non posso controllare le mie emozioni. Posso però controllare le mie azioni e quindi, anzichè ridere in faccia a mio fratello, devo imparare a passargli il cerotto e il mercurio cromo. Non devo mai vergognarmi delle mio emozioni e nessuno dovrebbe mai farmi vergognare delle mie emozioni, perchè non ne ho colpa, e sennò cresco insicuro e confuso.

Bene, ora vai con il televoto!
Tutto quello che direte verrà utilizzato prossimamente da Alice, chè da discussione è ancora aperta e accesissima!

Alice questionatrice

P.s Se non rispondete al quesito Alice vi odierà.

34 comments:

  1. io credo che la prospettiva "giusta" sia la seconda, pero' allo stesso tempo credo di essere cresciuta con la prima... e credo che sono piu' "disposta" in modo naturale ed incoscio ad applicare la prima...
    insomma, a parole voto la seconda :-)
    e spero di ricordarmene quando sara' il momento!

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  2. Prima ho provato a pensare al problema in termini generali ed ero abbastanza dibattuto.
    Poi ho provato a pensare che si trattasse di mio figlio. Onestamente io vorrei che lo sapesse che non ha il mio rispetto se e' felice che a qualcun altro e' capitata una iattura. Quindi, poche balle, se e' vero che le azioni si controllano e le emozioni no e' altrettanto giusto aiutarli a fare quel percorso di empatia. Imho

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  3. Le emozioni esistono! L'educazione ci consente di tenerle a bada (quando e se e' il caso). Vogliamo negare il fatto di essere esseri umani?
    Che ho vinto?

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  4. Io trovo che ci sia caso e caso.
    Nel caso di cui accenni tu, se una persona è contenta nel vederne un' altra che sta male allora il problema non è l'emozione in se. Significa che questa persona ha qualche altro problema serio di fondo, e andrebbe aiutato non a correggere l'emozione ma ad approcciare le situazioni in maniera giusta.

    Una volta un mio prof è svenuto in classe per epilessia, la mia reazione è stata ridere. Ma in realtà non ridevo per divertimento, ridevo per agitazione, tant'è che sono stata l'unica a reagire e chiamare soccorso.
    Anche mia suocera, quando si fa male, ma male di brutto, ride. Se ride ci preoccupiamo, altrimenti no.

    Far vergognare delle proprie emozioni è sbagliato, però, in certi casi, saperle domare può aiutare a diventare più forti.

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  5. Ad istinto direi la due (e secondo me è pure la tua) perchè una cosa significa agire in maniera educata, un'altra è reprimere le proprie emozioni. Nell'esempio che dai tu, il fatto di ridere quando qualcuno si fa male può essere causato da tante cose, può essere una reazione iniziale, può essere una risata isterica (come dimostra la testimonianza di Ali) e perchè no, a volte (in casi non gravi) può anche essere un 'ti sta bene' legittimo. Dire ad un nano che certe emozioni sono sbagliate mi pare troppo, non adeguate, già meglio, da controllare, certamente. Il mondo non è tutto bianco e nero.

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  6. La prospettiva uno è la mia filosofia di vita!

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  7. grosso modo la prospettiva uno---ma la caratterizzi in due modi dei quali uno appare completamente corretto, e l'altro evidentemente scorretto.

    da un lato la descrivi come ammettere la distinzione fra emozioni giuste ed emozioni ingiuste.

    dall'altro dici che uno deve empatizzare e vergognarsi, mentre io non credo che nessuna delle due componenti sia necessaria ad una risposta all'emozione (per esempio uno puo' semplicemente decidere razionalmente che l'emozione non era giusta ed impegnarsi a controllarla nel futuro).

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  8. io, che non ne so niente di bambini e me ne tengo il più possibile alla larga, vedo solo una cosa positiva nella prospettiva uno: la riflessione sull'emozione attraverso l'empatia. non condivido la parte sulla vergogna né quella sulla correzione dell'emozione. come si fa a correggere un'emozione? se sono arrabbiata sono arrabbiata, cosa ci posso fare? perché dovrei vergognarmi della mia rabbia?
    come nella prospettiva due posso evitare di fare a pezzi casa o chi mi sta davanti.

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  9. Non sono d'accordo al 100% con nessuna delle 2.
    Se però devo andare a percentuale direi la 2.

    Le emozioni non possono essere sbagliate, non ci si può tarpare le "ali" e stare a colpevolizzarci tutta una vita pensando "ommioddio ma questa emozione sarà sbagliata o giusta?"
    E poi chi lo decide se l'emozione è sbagliata o giusta?

    Faccio un esempio meno tragico del tuo: davanti ad una bella storia d'amore a lieto fine c'è chi è entusiasticamente allegro e chi invece piange a dirotto...
    Quale sarà l'emozione giusta?

    Poi però dovrebbe esistere una certa intelligenza emotiva (ma si potrà richiedere a dei nani tre-enni?) che dovrebbe insegnare cose come l'empatia e quindi non gioire delle disgrazie altrui, etc.

    Quindi più che vertere sulle emozioni, il discorso dovrebbe vertere sui comportamenti.

    Le emozioni sono quello che sono, i comportamenti conseguenti sono un'altra cosa.
    Uno non dovrebbe vergognarsi delle proprie emozioni ma solo, casomai, dei propri comportamenti.

    Sei sicura che tutta la discussione non sia nata semplicemente da una differenza lessicale più che concettuale?

    ---Alex

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  10. Le emozioni sono reazioni psico-fisiche ma non hanno necessita' di elaborazione cosciente... Quindi concordo col secondo tema.. E mi permetto di dire che e' virtù e dovere dell'educatore ( sia questo genitore o insegnante) insegnare a riconoscere, contestualizzare e s'e necessario modificare le REAZIONI a tali emozioni.... Ps: Mbe? Sto dalla parte giusta :) Ahahahah

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  11. Posso votare per la prospettiva n.3?
    Quella che dice di non fare troppi giri di parole e agire con buonsenso?? :-)
    Quando mio figlio manifesta gelosia nei confronti di un altro bambino, gli dico :-Ok, sei geloso, non c'è niente di male, però non esagerare..-

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  12. Decisamente la n. 1: i bambini, a mio parere, hanno bisogno di riferimenti forti e chiari, anche per imparare a riconoscere le emozioni, a esprimerle in alcuni casi e a decidere qual è la più adatta alla situazione. Le emozioni, è vero, sono istintive e quindi autonome, ma come per ogni cosa è necessario che esse vengano in qualche modo "orientate" se si trovano fuori binario.
    Modesto parere di A. nr 2 (quella che cercherà di tornare a vivere un altro po' in US, fosse solo per andare a New Orleans).

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  13. cara la mia maestra transoceanica, ho pensato a te per un premio, e spero ti faccia piacere :)
    Lo trovi nel mio ultimo post.

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  14. Io voto per la prospettiva due, e lo faccio senza dubbi, nonostante io sia quasi sempre a favore del grigio, piuttosto che del bianco o del nero.
    Credo che emozione giusta non significhi nulla, come non significa nulla emozione sbagliata. E anche la reazione è da valutare con attenzione, e non con bollini "giusto/sbagliato". Ho reagito istintivamente alla notizia della morte sorridendo, nonostante la mia emozione fosse decisamente negativa. Come si spiega?
    A un bambino credo si debba insegnare bene cosa è giusto e cose è sbagliato, che la solidarietà è giusta, e voler bene è giusto, ad esempio. Ma non gli si può dire che il blu è un colore giusto. Le emozioni sono come i colori. Gli abbinamenti corretti verranno naturalmente, se non subito verranno col tempo, e se un bambino sta bene da solo si emozionerà positivamente su una cosa bella e negativamente su una brutta. Molti bimbi ridono quando un compagno cade e si fa male. Io gli direi che non è bello ridere, che se un altro bimbo piange noi non dobbiamo ridere, ma non gli direi mai di vergognarsi della sua felicità. Primo perché non credo che ridere in questo caso significherebbe essere felici, e secondo perché se invece così fosse mi chiederei perché prova quell'emozione. Non vedo quindi come possa entrassi la vergogna.
    Scusa se ho scritto i miei pensieri senza troppo ordine, io non sono un'educatrice. Sono solo una persone prolissa ;-)

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  15. Mumble mumble...
    La seconda che hai detto!
    Uno perchè le emozioni non si possono controllare, due perchè vergognarsi di ciò che si prova è secondo me sbagliatissimo. E crescere con i sensi di colpa nei confronti del mondo e insicuri a volte fa peggio che provare un'emozione sbagliata.
    Certo si può provare a "limitare" la propria reazione e quindi evitare di ridere in faccia a qualcuno se questo si fa male, ma ciò che uno prova dentro rimane.
    Però la vedo dura insegnare ad un nanerottolo treenne a vergognarsi,e ancora di più, provare empatia. Non ci riescono nemmeno gli adulti a volte!

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  16. ...un mix:
    La 1, perche' e' giusto capire, nell'esempio, che non e' corretto ridere e rendersi conto che se fossi io al posto del malcapitato non mi farebbe certo piacere avere uno che mi ride in faccia.
    La 2, perche' un'emozione e' un emozione e non credo sia giusto vergognarmene.
    Allo stesso tempo, e' giusto che io mi renda conto che dovrei sentire ed agire differentemente.

    Esempio:
    Quando il mio capo si comporta da bambino di cinque anni e si lamenta NON STOP del mondo, della vita e di tutte le cose visibili e invisibili (me compresa), la mia emozione e' di rabbia e disprezzo e la consequente azione sarebbe di pinzargli la lingua. Nonetheless, mi rendo conto che non dovrei sentirmi cosi', che il pover uomo e' gay ma non se ne e' mai accorto, che soffre e che esprime il suo disagio comportandosi come un insopportabile bambino di cinque anni. Ergo, non gli pinzo la lingua e provo con tutte le mie forze a capirlo invece che disprezzarlo. Allo stesso tempo, non mi vergogno della mia emozione di rabbia e disprezzo e me ne libero scrivendolo in un commento ad un blog. ;-)
    ecco.

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  17. secondo me ci si piazza a metà tra questi punti di vista: non penso che le emozioni semplicemente esistano, son frutto di qualcosa, non cascano dal pero (se il mio compagno si fa male ed io ne sono contento, un motivo ci sarà)- quindi secondo me è giusto correggere un emozione "sbagliata" in parte secondo il metodo 1, capendo da dove parte e "facendo ragionare" sul perché di quel sentimento negativo e provando ad agire di conseguenza; però tutto questo si può fare senza umiliare, senza far provare vergogna all'educando, in un certo senso senza dare all'errore un valore totalizzante (non so se son chiaro) sulla persona.

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  18. vabbè io leggo e basta e nn rispondo mai ma siccome di mestiere mi occupo di nani pure io la butto li...

    mi garba di più la seconda..
    nn mi pare il caso di sentirsi in colpa per quello che si prova, anzi magari andiamo a monte e vediamo perchè se vedo un amico dolorante e piangente ci godo...
    prospettiva 2 su tutta la linea
    :)
    roby

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  19. ah, poi... per me è la seconda.
    Anche perché una volta provata, l'emozione negativa è già un dato di fatto, quindi anche se la correggi l'hai comunque sperimentata.

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  20. Sono abbastanza d'accordo con la seconda, anche se la trovo un po' troppo netta.
    Credo che ogni persona si possa identificare in ciò che fa e in ciò che sente e desidera.
    Alle proprie emozioni dovrebbe essere lasciato un certo grado di libertà, non perché "non hanno valore e semplicemente esistono", ma perché sono ciò che più profondamente rappresentano noi stessi. Le nostre azioni non possono prescindere da questo nostro aspetto (per quanto si possa essere "bravi").
    D'altra parte, il controllo del proprio comportamento e la conoscenza e la compassione per gli altri modellano le proprie emozioni, in un processo che, se virtuoso, porta azione ed emozione ad avvicinarsi sempre di più.

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  21. È chiaro che la posizione delle ammerigane è la prima e la seconda è la tua, che è anche la mia. Che grana pero vivere in una società che la pensa così tanto diversamente da te... Ciao da Maria Grazia

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  22. Trovo entrambe troppo nette.penso che il discrmen debba risiedere nel rispetto per l'altro. Reprimere peró fino ad un certo punto, quindi non ridere se un altro si fa male, ma ridere se magari si cade piano o si rompe un piatto ci sta! Buon senso e rispetto.
    Io la penso così.

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  23. Uhm. Se vivi nella seconda, sei quello che sei, se vivi nella prima sei ossessionata dal senso di colpa e dal peccato originale e pensi di dover scontar qualcosa per tutta la vita, di doverti vergognsare, correggere ed esser buona a tutti i costi. L'empatia a tutti costi, ma perché?
    Mi avete ricordato una delle mie poesie preferite.

    Cabina telefonica 251
    Se un cieco
    viene investito da un auto
    mentre traversa la strada
    e non morite dal ridete
    c'é qualcosa che non va
    IN VOI
    (Pedro Pietri)

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  24. Non so... capisco il punto di vista TEORICO di chi sceglie la prospettiva 2. Ma, senza correggere l'emozione, dubito fortemente che l'azione possa essere corretta. Non si può creare una disconnessione fra quello che si percepisce come giusto o sbagliato e quello che poi si fa, va a finire che uno poi la disconnessione la sana. Se tutto va bene, la sanerà adattando le sue percezioni alle azioni apprese. Ma è molto più verosimile che succeda il contrario e che magari tu, invece di passare il cerotto a tuo fratello che si è fatto male, ti goda la tua gioia per il fatto facendoti una gran risata e lasciandolo lì a sanguinare senza fare niente. Insomma, preferisco rischiare un po' di frustrazione ma intervenire sull'emozione sbagliata, perché esiste eccome e può essere negativa per gli altri e anche per te che la sperimenti.

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  25. sono più d'accordo con la seconda opzione. credo che più che l'emozione sia la reazione che va giudicata e nel caso modificata. tu puoi anche godere come un riccio se una persona che ti sta enormemente sul piffero si tagli un dito. ma diventa sbagliato dal momento che tu nel pieno della gioia gli tiri una coltellata.
    spero di essere stata chiara! ;D

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  26. Come uno dei primissimi lettori del tuo blog penso anch'io di avere il dovere d'esprimere un'opinione.
    Oggi, ad esempio, il nostro presidente ha insistito sul fatto che le donne hanno il DOVERE di difendere la loro dignità, lasciando poco spazio tanto alla LIBERA SCELTA declamata dalla destra come alla GIOIA della sottomissione declamata dai classici.

    Ma torniamo al tema. Prima di tutto, conoscendo la tua indulgenza verso le proprie manifestazioni caratteriali penso che hai (vigorosamente, a dir poco) difeso la seconda opzione. Io invece, sperando di non essere accusato di benaltrismo o peggio ancora cerchiobottismo, vorrei schierarmi con i due cortigiani (intesi come uomini di corte) anziani, Ad Blue e Kino Prof. Specialmente laddove il primo si chiede "Sei sicura che tutta la discussione non sia nata semplicemente da una differenza lessicale più che concettuale?" Mentre il secondo dice " non penso che le emozioni semplicemente esistano, son frutto di qualcosa, non cascano dal pero. "

    Anche se mi vien da ridere dal dentista, non è corretto catalogare le emozioni come una semplice manifestazione del nostro sistema neurovegetativo o poco più. Se li accostiamo ai sentimenti (feelings?) ecco che spunta la sensibilità personale. Una caratteristica su cui ogni società ha cercato di intervenire in mille maniere, a volte "inculcando", a volte "sviluppando le capacità critiche" ma dove comunque ogni Pedagogo in ogni tempo ci ha messo le mani e a volte anche i piedi.

    In questo contesto emozioni o (sentimenti) sbagliati o corretti esistono e come. Naturalmente, commisurate con le convenzioni attuali della struttura sociale di cui si fa parte. Prescindere di questo dato nella formazione di una persona non è possibile. Vivi nella società del "politically correct" e queste cose le sai meglio di me.

    Uno dei libri per bambini sovietici spiegava che ci sarà il comunismo quel giorno in cui la gente si metterà a piangere di fronte ad un albero stroncato dalla tempesta. Il comunismo per ora non c'è, ma non c'è dubbio che la formazione lascia un segno profondissimo sulla psiche dal momento che le donne del ottocento svenivano sentendo un tuono (ma forse qualcuna fingeva) ed ora non è più di moda.

    Mi dirai, ma ho studiate queste cose per anni, mica ho bisogno di sentirmeli dire. Io voglio trovare un nuovo rivoluzionario metodo formativo che prende il fanciullo nella più tenera età e lo conduce a diventare uomo libero da ogni condizionamento sociale che non risponda alla sua personale ed intima natura. Io non posso che dire:" s'accomodi signora."

    Se ho sbagliato sul tuo punto di vista vuol dire che sono pieno di pregiudizi. Un bacio.

    Antonio Machado

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  27. a parte che i grassetti mi pare mettano bene in chiaro qual e' la tua posizione, mi pare ovvio che non sia questione di imprinting italico quanto familiare.
    mi pare interessante che tutte le tue colleghe montessoriane vengano dallo stesso tipo di approccio: forse con l'altro approccio e' piu' raro avere inclinazione a fare la maestra d'asilo? o ad essere il tipo di maestra che viene assunta nella tua struttura?
    a casa mia vige la seconda, fermo restando che si son sempre premiate di piu' le manifestazioni delle emozioni positive e meno quelle delle emozioni "inappropriate". ma vedo la correzione delle emozioni come il presupposto per la stereotipizzazione, quindi la rifuggo come la peste.

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  28. Io non ho emozioni sbagliate. Nessuno ne ha. Se rido in faccia a uno che si è fatto male, evidentemente la cosa era buffa. Oppure sono uno stronzo. Questione di punti di vista.

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  29. Le emozioni esistono ma non si possono controllare. Non siamo noi che decidiamo quale emozione provare di fronte ad un evento ma siamo noi che decidiamo l'azione da far seguire a tale evento.

    Ci sono persone che non empatizzano e non empatizzeranno mai.

    Gli psicopatici o sociopatici ad esempio, sono persone che non empatizzano. Ma non per questo chi non empatizza debba per forza diventare un serial killer. C'e' chi riceve un'educazione adeguata per cui non andra' mai ad ammazzare nessuno e si comportera' sempre da buon cittadino pur non provando nessun sentimento di dispiacere per il dolore altrui, mentre c'e' chi diventa un serial killer perche' non empatizza col dolore della propria vittima (la stragrande minoranza per fotuna).

    Credo questa sia la spiegazione scientifica credo, ma non ne sono sicura.

    Dora in MD

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  30. Ecco questo e' quello che ho trovato per i sociopatici e gli psicopatici (che non sono proprio la stessa cosa

    http://en.wikipedia.org/wiki/Psychopathy

    http://sociopathx.com/

    poi ho letto che ci sono altre forme di disturbi della personalita' diffusi in modo diverso tra la popolazione (quindi piu' o meno siamo mischiati) come il disordine della personalita' schizoide, dove la persona non e' interessata a nessun tipo di rapporto sociale e praticamente non prova sentimenti per gli altri, o l'alessitimia che e' un disturbo delle persone che non hanno sentimenti di nessun tipo, e sono sicura ce ne sono altri. Quindi ogni persona immagino sia diversa dall'altra.

    Mi chiedo, noi questi li chiamiamo disturbi della personalita', ma lo sono o sono semplicemente personalita' diverse che noi reputiamo disturbate perche' diverse dalla maggioranza? Inoltre e' stato mai fatto un censimento dei sentimenti delle persone? Come si fa a sapere cos'e' normale provare in una determinata circostanza? Siamo sicuri che una persona che dice di dispiacersi perche' Tipa e' caduta sia sicnera? O e' solo una dichiarazione di convenienza per non essere considerata cinica? Quante persone mentono sui propri sentimenti? Lo sappiamo?


    http://en.wikipedia.org/wiki/Schizoid_personality_disorder

    http://it.wikipedia.org/wiki/Alessitimia


    Dora in MD

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  31. Vacca boia.. non ho risposto al quesito.. adesso Alice mi odia.
    Senso di colpa.
    Stronza di un'Alice che mi odia...
    Vergogna--> fa bene a odiarmi, non ho risposto al quesito..

    ..
    la confusione è un'emozione ??

    barbie

    viaggiattrice.splinder.com

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edddaì, blatera un po' con me!