Friday, April 17, 2009

il Public Space che è il My Space

La Grande Mela ha un clima orrendo, che cerca di farsi perdonare regalando cieli bellissimi.
In questa benedetta città si assiste a tramonti splendidi, a cieli tamente azzurri da far male, a giochi di luce e nuvoloni da giudizio universale... ma nel frattempo fa freddo, tira vento, piove in verticale, ci sono le bufere di neve, i temporali, le tempeste elettrostatiche e la pioggia di meteoriti incendiari (evabbè, forse esagero... ma poco. Pochissimo. Davvero).
I costruttori di grattacieli lo sanno, e quindi, per legge, ogni edificio che superi una certa dimensione (diciamo i 30 piani, giusto per dire un numero a vanvera) deve possedere al suo interno un public space.
Un public space è un posto per il cazzeggio gratuito.
I public space sono un'idea bellissima, e alcuni, tipo quello dove vado durante la pausa pranzo dalla supplì, è un concentrato improbabile di umanità.
Il "mio" public space è accanto a Tiffany, nella via del fasciòn di niù iorc, mica cozze e krill.
Il mio public space è dentro la Trumpe Tower, che io pronuncio esattamente "Trumpee", con una E aperta estremamente piemontese.
L'ingresso è tutto uno scintillio di marmi rosa, specchi dorati e ottoni, ovunque ti giri c'è un riflesso di te stessa con un colorito improbabile che ti guarda (c'è un'Alice giallo itterizia riflessa nelle colonne in finto oro, c'è Alice Arancio-Salmone nei marmi del pavimento, c'è Alice Grigio Topo che ammica negli acciai tirati a lucido delle rifiniture).


All'ingresso c'è sempre un tapino che sta lì, in berretto e guantini, a controllare che la porta girevole giri girevolmente ed eventualmente ad aprire la porta apribile per le madri con bi-passeggino o per le comitive di giapponesi.
Nel mio public space, all'ora di pranzo, ci trovi sempre:
Un orda di passerotti obesi e chiacchieroni, imprigionata dentro penso da anni. Alcuni esemplari sono talmente gonfi di bricioline che faticano a muoversi, non volano più e restano a terra a riposare sotto i tavolini paralizzati dallo sforzo digestivo,
una ventina di turisti che girano con il naso per aria,
una decina di uomini d'affari, in giacca, gravatta e scarpe nere a pianta larga impegnati a leggere giornali, articoli fotocopiati o prospetti di business planz.
una dozzina di homeless, generalmente imboscati lungo il perimetro, impegnati a conversare tra di loro, a dormire o a parlare da soli.
una manciata di vecchie ingioiellate che aspetta l'amica ritardataria per poi poter andare a fare un giro tra le boutique
la sottoscritta, con il suo tupperware di pasta al sugo e il mini-tupperware con l'uva, armata di forchetta di plastica, libro di turno e telefono con impostazione cronometro (10 minuti per arrivare al public space, 20 minuti per mangiare, 5 minuti per raggiungere il bar, 10 minuti per la fila del bar e il caffè, altri 15 minuti per tornare. Fine della pausa pranzo).


Ora, il public space è decisamente meglio del sotterraneo puzzoso della supplì, epperò io qui non vedo l'ora che arrivi la primavera per poter scambiare i 20 minuti dentro la Trumpee con 20 minuti a prendere il sole qui:

(foto autunnale, in attesa della solita maledetta primavera...)

E se davvero nei prossimi giorni toccheremo la vertiginosa vetta dei 20 gradi, ci scappa pure un gelatino, ci scappa!

Alice sognatrice

9 comments:

  1. :)) pensa a me che mangio panini sui gradoni lerci di fianco a palazzo "nuovo"... (e probabilmente finisco in quartiere senza seppure un giardino!)

    bello immaginarti lì :)

    (il cielo di NY me lo ricordo eccome!! vento e nuvole che correvano tra i grattacieli... e io turista a naso in su ;)

    ReplyDelete
  2. Come ti capisco!
    Quando sono a NYC anche io vado spesso li!
    (dovrei averci una foto da qualche parte)


    ---Alex

    ReplyDelete
  3. diciamo che un'idea su quale fosse la suppli' ce l'avevo... ma la descrizione della tua pausa pranzo elimina i dubbi residui. la prossima volta che vengo a NY, se sei ancora li', un salto ce lo faccio, se non altro per vedere di persona alcuni dei tuoi protagonisti :P

    ReplyDelete
  4. central park è meraviglioso, mi è rimasto nel cuore.
    e poi lo dice anche woody allen, che è un posto speciale, no? ;-)

    ReplyDelete
  5. 20 C, 20 C questo week-end ! Io ci voglio credere! Ci voglio credere

    ReplyDelete
  6. ps: io invece non avevo mai capito cosa fosse la Supplì. Ora so!

    ReplyDelete
  7. Dancin, dai che in fondo in fondo, pure i gradoni hanno un loro fascino!
    Alex, è proprio bello, al tuo prossimo tour ci vediamo lì allora, eh.
    Fabrizio, mi raccomando! Acqua in bocca che se viene fuori il nome della Supplì e mi scovano mi hai sulla coscienza! Se passi di qui ti faccio fare il giro completo della banda di matti, promesso!
    Alga, vero ;)
    Palbi, oggi (sabato) era bellissimo! Per equilibrare la bilancia cosmica arriveranno 3 giorni di pioggia e tempeste di fulmini. NO comment.
    Te passa quando vuoi, ma mi raccomando, che io lì sto in incognito e se mai sapessero le perfidie che scrivo...
    Ho pensato ad una frase in codice "cerco il libro intitolato Le rane nella lavatrice"... così ti arriconosco!
    Alice decodificatrice

    ReplyDelete
  8. Figherrima la parola in codice!

    ReplyDelete
  9. :-D

    Ti aspetto li allora!

    ---Alex

    ReplyDelete

edddaì, blatera un po' con me!