Ho trovato un lavoro
(Forse. Credo. Non ne sono proprio certissima. Sono ancora in prova. Eppero' il mio piccolo micro-ottimismo oggi mi porta a dire machissene! Da qualche parte si deve pur cominciare!! Festeggiamo!)
Dunque, venerdì, presa da un raptus di autostima e di coraggio, ho battuto i ristoranti e i localini del quartiere spacciando in giro il mio resumè nuovo di pacca (che poi quel santo che me l'ha corretto ha fatto un miracolo, ha sovvertito le leggi della fisica e della materia e ha racchiuso le mie tre pagine in una sola, pure bella ordinata!).
Al sabato Drin drin! Suona il telefono! mi chiamano! Chicazzè? "Ciao, hai lasciato da noi il curriculum vieni domani, per le 13.40. La nostra divisa è pantaloni neri e maglia rossa".
Al sabato Drin drin! Suona il telefono! mi chiamano! Chicazzè? "Ciao, hai lasciato da noi il curriculum vieni domani, per le 13.40. La nostra divisa è pantaloni neri e maglia rossa".
Il giorno dopo, domenica, vado a comprare una maglietta rossa (un investimento di 7 dollari per la mia brillante carriera da cameriera lo posso pure fare!)
Dopo di chè visto che non ricordo l'indirizzo costringo El Grinta a fare una telefonata fasulla per estrocere il nome del locale (ah! E non vi sto a raccontare gli incubi notturni in cui sognavo di arrivare in ritardo, di dimenticarmi l'indirizzo, di perdere la maglietta rossa e bla bla bla... e infatti non ve li racconto, non li sto raccontando, li menziono solo cosi ampassant!).
Il ristorante non è un ristorante come quelli europei.
è un diner.
Un diner è uno di quei posti a metà tra un bar e un ristorante, come quello dove si ritrovavano Fonzie e gli altri inbrillantati di Happy Days. (Nel mio si ritrovano esattamente Fonzie e gli altri, solo che essendo passati degli anni sono ormai più da geriatria che da discoteca).
Il mio diner è piccino, avrà in tutto 15 tavoli, più il bancone lungo all'americana.
Quando arrivo, alle 2 meno venti, dentro è tutto un allegro fermento e una gran caciara: il locale è pieno, e un paio di ragazze sgambettano in giro portando anche 8 piatti per volta, gridando a gran voce ordini e battute. Il padrone è greco, le ragazze sono tutte americane ma di origine greca. Questo fa si' che il greco sia la lingua per l'insulto, le esclamazioni, le discussioni.. indipercui io mi astengo dal bestemmiare, dal gridare o dal recriminare e ammiro affascinata questi scambi linguistici che mi ricordan tanto le piazzate napoletane.. impagabili!... Son dall'altro lato dell'Oceano eppure son a casa!
Entrambe le commesse mi prendon sotto l'ala e nel momento in cui gli spiego che "io mica capisco tutto tutto tutto", risolvono il problema alla radice: "tranquilla, le prime ordinazioni le facciamo assieme, tu parli e una di noi ti sta accanto, tu segna cosa capisci che il resto te lo spieghiamo noi"
E così, altro che stare in piedi in un angolino a guardare o limitarsi a spolverare i tavoli!
Sgambetto e scopro cose che voi umani non potete manco immaginare (che esiste il coffe with half and half, che con l'omelette ci porti sempre il toast, che chi vuole l'hamburger deve sempre specificare come lo vuole: medium, well done... che se per trasportare al tavolo più portate poggio il patto con l'hamburger sopra al piatto con la purea faccio un puttanaio incredibile, che portare tre piatti in una mano richiede la presa di braccio di ferro... e, naturalmente, che "Italian-Greek = una faccia una razza". Che è la frase che più mi ripetono i sorridenti clienti!)
Sono tutti mostruosamente pazienti, anche negli innumerevoli casi in cui io dimostro la mia demenza: "Scusa Rula, ma mi ha chiesto un Hamburger Seaser... che accidenti è?" Rula (la cameriera che ho stressato di piu') "Seaser, e' il nome" "ma io sul menu' non lo trovo... poi cosa centra il mare con l'Hamburg..." "Il mare.. quale mare? Comunque e' questo" dice additando sul menu' "Questo? Questo e' un Hamburger Cesare!" "Giusto, ma qui si dice Seaser" "...."
La paga e' zero. Si vive di mance.
A fine giornata, tutte le mancie sono in un barattolo. Si apre il barattolo, si conta e si divide equamente. Poco importa se io ho fatto 15 tavoli e l'altra tapina 22.
E questa suddivisione democratica... mi piace!!
Ho qui in saccoccia i miei primi 70 dollari. Che non saranno 200, ma forse, in qualita' di vita, autostima e socializzazione valgono pure un pochino di piu'!
Alice lavoratrice
Scusate, ho sbagliato foto.
Questa e' piu' adatta a me:
complimenti!
ReplyDeletein bocca al lupo!
altro che tv, con questo lavoro la lingua la imparerai in un batter d'occhio :-)
e poi, settanta al giorno, buttali via...
:)
ReplyDeleteGrazie!
Ottimo inizio!! Ti scrivo da Torino e un pò ti invidio. Continuerò a leggerti. Ciao!
ReplyDeletegrazie Ada! Speriamo in bene, va!
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